Intriganti invenzioni narrative e ricchezza di dettagli storici ne “Il castrato di Vivaldi” dello scrittore Gian Domenico Mazzocato
Uscito nel 2016 per i tipi della cessata Biblioteca dei Leoni, e già finalista al Premio Strega di quell'anno, Il castrato di Vivaldi dello scrittore veneto Gian Domenico Mazzocato (sottotitolo Vita di Angelo Sugamosto detto lo Zerino) torna in circolazione grazie all'editore Diastema che l'ha appena ristampato nella collana Talia, dedicata tutta a narrativa d'argomento musicale.
Un romanzo imperniato in parte sul genere dell'autofiction, che alterna passato e presente, verità storiche ed intrecci di fantasia. E che parla in continuazione di musica.
Il primo romanzo dedicato alle voci d'angelo
Fatta eccezione per un racconto di Balzac - Sarrasine, pubblicato nel 1830 sulla Revue de Paris, nel quale il protagonista s'invaghisce a Roma di Zambinella, una fascinosa e incomparabile soprano che in realtà è un castrato en travesti - prima di questo romanzo, mai forse l'argomento dei cantanti evirati era stato affrontato così a fondo nella narrativa europea.
In Balzac, poi, il tema delle voci d'angelo veniva affrontato di sguancio, e non di petto come fa Mazzocato: il quale arriva a descriverci minutamente la tragica notte in cui, dopo un periglioso viaggio verso un cimitero nascosto nella nebbiosa Laguna di Venezia, il piccolo Angioletto Sugamosto, venuto al mondo in una famiglia di povera condizione, viene sottoposto alla crudele e dolorosa menomazione che manterrà inalterata nel tempo la sua meravigliosa voce.
Una Venezia rigurgitante di musica
Il lettore si trova fra le mani un romanzo assai colto d'impianto, ricchissimo di dettagli storici, di vivaci annotazione d'ambiente e di costume, ma anche con molti colpi di scena. L'incalzante narrazione lo immerge prima nel desolato Polesine, regione tormentata dalle acque e dalle carestie; poi nella Venezia del primo '700, rigurgitante di musica, dove Angioletto, maestro nel suonare l'oboe, va a bottega dal più famoso liutaio della città.
E dove conosce la sua prima travolgente passione erotica perché, pur avendo perduto la facoltà di procreare, conserva la potentia coeundi, cioè la virilità. Nondimeno, questa menomazione lo ossessionerà spietatamente, senza dargli tregua, suscitando un astioso e mai sopito risentimento per i genitori, e per un destino non voluto.
In viaggio per Parigi e Londra
Ospite della Dominante, Angioletto viene scoperto da un impresario francese che lo pone sotto la sua ala, e lo convince a perfezionare le meravigliose doti canore sotto la guida di Vivaldi e della sua amante Anna Girò. Lasciata l'Italia per la Francia dove l'attende una promettente carriera, lungo il viaggio cade vittima dei briganti, ma se la cava affascinandoli con il suo canto.
Giunto a Parigi si ammala, e gravemente; rifugiatosi in una fatiscente barca sulla Senna, viene curato dallo stesso medico che lo aveva evirato, ora avventuriero in giro per l'Europa. Solo nella Londra di Giorgio III la sua carriera prende finalmente avvio; ed il ritratto che Mazzucato fa di Händel, che lo scrittura, vale da solo il libro. Morta Saviara, la donna con cui aveva condiviso pene ed avventure, alla fine si ritira in una villa eretta nella quiete della terra natale. Qui si chiude la parabola terrena di un personaggio dalla complessa psicologia, nel quale confluiscono tratti di celebri musici del passato, come il Farinelli direttamente rievocato nel libro.
Due livelli narrativi che s'intrecciano
Due sono i binari su cui viaggia il romanzo, poiché le avventure dello Zerino si alternano ad una narrazione che si svolge ai giorni nostri. Un incalzante racconto in prima persona - con la voce del redattore d'un giornale d'annunci economici, riconoscibile alter ego dello scrittore - che prende il via dall'acquisto in un mercatino d'un antico ritratto.
Vi si vede un uomo elegante con in mano un'oboe, sul cembalo uno spartito d'opera; una misteriosa figura che lo incuriosisce al punto da avviare una ostinata e lunga ricerca che ci porterà in giro attraverso mezzo Veneto. Partendo proprio dal luogo in cui il quadro era conservato, cioè la decadente Villa Marzemina, già buen ritiro di un agiato cantante: il nostro Angelo Sugamosto.
Ma c'è anche un altro personaggio fondamentale – questo realmente esistente, si badi – ed è l'amico Giuseppe Nalin, celebrato oboista nonché autore della copertina del libro, che l'affianca in questa sorta di poliziesca caccia al tesoro in luoghi tutti veri e ben riconoscibili (almeno per chi bazzica un certo Veneto). Insieme a loro il lettore scopre man mano un bel numero di personaggi memorabili, di vivaci situazioni, di felici digressioni, in crescendo sino alle scoperte finali.
Il castrato di Vivaldi. Vita di Angelo Sugamosto detto lo Zerino
di Gian Domenico Mazzocato
editore Diastema
Pag. 400 - € 18,00